giovedì 21 febbraio 2008

Eccessi

Non serve ribadire la mia posizione sulla legge 194. Chi passa di qua la conosce ...la ritengo ragionevole e rispettosa delle volontà di tutti, e mi pare assurdo che venga messa in discussione da chi vorrebbe imporre una volontà sola. Però non riesco a non domandarmi di che diavolo stiano parlando quelli che criticano film come Juno o Knocked Up perché le protagoniste non abortiscono.

Chiariamoci, lì si pensa di star male, ma qui in America stanno come noi se non peggio, e da un pezzo. Qui, a guardia dell’aborto legale, c’è una sentenza, non una legge: e ogni Stato fa circa come gli pare. La contraccezione, l’interruzione di gravidanza, anche la contraccezione d’emergenza sono in larga parte forniti da un’organizzazione che si chiama Planned Parenthood, che è un po’ come dire l’AIED, per capirci. In Italia , le bombe all’AIED non le abbiamo ancora viste, e non vorrei dare delle idee strane ai seguaci di Giulianone. Insomma, stanno messi peggio di noi, perché per rovesciare una sentenza ci vuole molto meno che per abrogare una legge.

Però cazzo, stiamo parlando di film. Film in cui, se le protagoniste abortiscono, non c’è più il film. O meglio, ce n’è un altro che non ha a che vedere con le pance, le difficoltà, il decidere cosa fare, e altre cose che nelle commedie sono importanti. Una pancia può anche far ridere. Un aborto, difficilmente fa ridere. Viene quindi da dare ragione a Ellen Page, quando dice che Juno

[…] è un film su una ragazza che ha un bambino e lo dà a una coppia di yuppie… Insomma, mi dispiace per tutti che lei non abortisca, ma non è di questo che parla il film. La ragazza va in una clinica dove praticano aborti, si fa un quadro di tutte le possibilità e delle scelte che può fare, e questa è la parte importante. E’ semplice. Io mi autodefinisco femminista quando la gente mi chiede se lo sono, e ovviamente lo sono, perché si parla di uguaglianza, e in quel senso spero che tutti lo siano.

In America, le fazioni pro-life e pro-choice sono ancora più sanguinose che da noi. Ferrara è un dilettante, un parvenu della protezione dell’embrione: non è ancora arrivato a celebrare la decisione di Simona, alla fine di Notte prima degli esami. Né le nostre femministe si sono ancora spinte a dare addosso alla suddetta per non avere abortito. E che diamine. E’ un film. Non costringeteci a prendervi sul serio, perché altrimenti ci viene da pensare che la vostra posizione sull’aborto sia assolutistica quanto quella dei pro-lifers: e cioè che se la gravidanza inizia in circostanze meno che favorevoli l’aborto sia sempre la scelta in cima alla lista. Sappiamo che non lo è. Non tutte vogliono abortire. Il corpo è una cosa privata, e anche i personaggi dei film hanno diritto a decidere che diavolo vogliono farne, anche quando la scelta è razionalmente, logisticamente sbagliata. Abbiamo già Ferrara che chiama la sua posizione "razionale" e indiscutibile.

Insomma, anche qui c’hanno le loro gatte da pelare. Non siete contente? Non vi sentite meglio, adesso?

(No, eh? OK, io ci ho provato.)



1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Federica,
sono Sara, cugina di Marco Cova e attenta lettrice del blog SBarcati, sul quale vedo spesso le vostre foto e così, incuriosita, sono entrata nel vostro blog, indicato proprio da Marco e Francesca sul loro.
Innanzitutto complimenti per il piccolo Nicola, che è semplicemente meraviglioso!
Sul tema aborto, sono pienamente d'accordo con te.
Hai per caso visto il controverso film rumeno 4 months, 3 weeks, 2 days, che ha vinto la palma d'oro a Cannes? Io l'ho trovato terribile e bellissimo allo stesso tempo. Gli occhi della protagonista sono quelli che 'parlano' tutto il tempo e raccontano tutto il dramma della donna costretta a rischiare la vita, la sua libertà e la sua dignità perché il regime dittatoriale nel quale vive (ovviamente di sesso maschile) decide per lei se deve o non deve avere un figlio. Se non lo hai visto, noleggialo. Da donna, te lo consiglio. Buon proseguimento.