Di sicuro mi sbaglio. E, se mi sbaglio, per favore ditemelo. Mi rendereste più semplice la digestione di quanto è accaduto. Il governo Prodi è andato e io sto cercando di capire che cosa hanno guadagnato le donne in quasi due anni sotto questo governo oggi defunto.
La ricerca è stata lunga. Avrei potuto andare a memoria, ma non volevo che mi sfuggisse nulla. Così tra un vomitino, un pannolo da cambiare e una ninna nanna da cantare ho consultato l’archivio delle agenzie e quello dei partiti politici, ho raschiato il fondo delle notizie esistenti e, davvero, potrei sbagliarmi. E se mi sbaglio ditemelo. Perché al termine di questa affannosa ricerca mi sono trovata fra le mani un Osservatorio e un po’ di spiccioli. Meglio di nulla, certo.
L’Osservatorio dovrà monitorare i dati sulle violenze e le molestie contro le donne e ha avuto 20 milioni di euro per farlo. La ministra Pollastrini lo ha presentato alla vigilia della manifestazione delle donne del 24 novembre ma è stata cacciata via lo stesso dalla piazza dove lo stava propagandando come un risultato epocale. Vorrà dire qualcosa?
Per la manciata di spiccioli bisogna ringraziare Prodi e Padoa-Schioppa, l’ex-presidente del Consiglio e l’ex-ministro dell’Economia. I conti erano quelli che erano, ma sono riusciti comunque ad inserire nella Finanziaria per il 2008 agevolazioni fiscali alle imprese che assumano lavoratrici a tempo indeterminato al Sud, il riconoscimento dell’indennità di malattia alle madri precarie, soldi per asili nido e alcuni non meglio specificati piani straordinari per l’infanzia o per prevenire la violenza contro le donne. Meglio di nulla, certo.
Un Osservatorio e un po’ di spiccioli, vi dicevo. Ci possiamo meravigliare? No. Perché che cosa ci si può aspettare da un governo di 25 ministri di cui solo 6 donne, e solo una di loro dotata di un ministero con portafoglio, ovvero con soldi e responsabilità vere? E meno male che si veniva da una stagione in cui si era parlato molto di quote rosa, e si era stabilita una percentuale che tutti i partiti avrebbero dovuto rispettare: la media europea, vale a dire il 30% dei posti nelle liste doveva essere assegnato alle donne. Peccato che solo Rifondazione comunista abbia mantenuto le promesse. E quindi ci si può meravigliare? No perché era già tutto chiaro fin dall’inizio.
Ci si può al massimo arrabbiare. Perché sui temi etici in fondo una spiegazione te la dai. Devi avere a che fare con i portatori della Verità divina, devi tenere testa a chi combatte le sue nuove crociate. Sulle donne, a parole sono tutti d’accordo. Da Rifondazione fino alla Destra di Storace non fanno altro che ripetere: maggiore rappresentanza alle donne. E poi? Tutto resta uguale.
E quindi ecco quello che alla fine di questo lunghi e amari pomeriggi di fine gennaio mi sono trovata fra le mani. Meglio di nulla, certo. Poi ci ho pensato ancora e ho ritrovato anche qualcos’altro: un lento erodere la legge sull’aborto. Una regione - la Lombardia - che con grande disinvoltura nasconde nei suoi regolamenti cimiteriali norme eticamente vincolanti come l’obbligo di sepoltura dei feti o che si sostituisce al governo nazionale per restringere l’ambito di applicazione della 194. Un’altra regione - la Sicilia - che vorrebbe fare altrettanto. E un’Italia in preda a un’isterica guerra di religione tutta ai danni delle donne.
Ecco, ora c’è tutto. Forse però potrei sbagliarmi. Anzi, spero proprio di sbagliarmi.
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